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Il presidente Fini alla tavola rotonda di Assocarni: innovazione, giovani e aree interne al centro della strategia per il futuro

Ridurre la dipendenza dall’estero, investire in innovazione e ricerca, sostenere il ricambio generazionale e rilanciare le aree interne. Sono le priorità indicate da Cia-Agricoltori Italiani per rilanciare la zootecnia nazionale, illustrate dal presidente Cristiano Fini alla tavola rotonda promossa da Assocarni sul tema “Il futuro della zootecnia italiana tra sfide economiche, nuova Pac e ricambio generazionale”.

Per Fini, il settore vive una crisi strutturale che non può più essere ignorata. “Nonostante il suo ruolo strategico – ha dichiarato – la zootecnia si trova in difficoltà a causa di emergenze sanitarie, calo di competitività e una crescente pressione culturale e mediatica che penalizza soprattutto il consumo di carne rossa”.

Negli ultimi anni è crollato il numero di aziende e capi allevati, in particolare nella filiera bovina e ovicaprina, con ricadute pesanti su occupazione ed economia rurale. L’Italia resta fortemente dipendente dai mercati esteri: l’autosufficienza è in calo e le importazioni di bovini coprono oltre il 40% del fabbisogno nazionale. Nonostante una leggera flessione nel 2025, il Brasile continua a fornire oltre la metà delle carni congelate importate.

“Non possiamo continuare su questa strada – ha ribadito Fini –. Serve un piano di filiera nazionale che unisca allevatori, macellatori e trasformatori, valorizzando le razze autoctone e rilanciando la linea vacca-vitello italiana. È necessario dare forza alla produzione interna, promuovendo accordi di filiera e una maggiore coesione del sistema produttivo”.

Fondamentale, secondo Cia, è rafforzare la collaborazione con il mondo della ricerca, dalla genetica alla nutrizione animale, per migliorare la produttività e la sostenibilità. “Solo così – ha spiegato Fini – potremo accrescere la competitività del comparto, mantenendo vive competenze e tradizioni che rischiano di scomparire”.

Nelle aree interne, dove la zootecnia rappresenta spesso l’unica attività economica, il settore svolge anche una funzione di presidio ambientale e sociale, contrastando spopolamento e degrado. “Sostenere la zootecnia significa anche difendere il territorio – ha sottolineato Fini –. Gli allevamenti garantiscono manutenzione del paesaggio, tutela della biodiversità e benessere animale”.

Altro nodo cruciale è quello del ricambio generazionale. L’Ue punta a raddoppiare entro il 2040 la presenza di giovani agricoltori, ma senza risorse dedicate la strategia rischia di restare solo un auspicio. “Oggi gli under 40 sono meno del 10% – ha ricordato Fini –. Servono politiche reali per favorire l’accesso alla terra, al credito e alla formazione, insieme a una Pac più equa e inclusiva che riconosca il valore multifunzionale della zootecnia”.

Infine, il presidente Cia ha lanciato un monito sulla manovra economica 2026: “Tagliare i fondi all’Agricoltura 4.0 è un errore strategico. Significa frenare la modernizzazione di un settore che ha dimostrato di saper innovare, contribuendo alla sostenibilità e alla crescita del Paese. Occorre una visione di lungo periodo che dia stabilità e prospettive al comparto zootecnico italiano”.

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