Fini: “No a una Pac debole e rinazionalizzata. Difendere agricoltura, cibo e territori”
La nuova Politica Agricola Comune non può essere smontata né impoverita. È questo il messaggio chiaro ribadito da Cristiano Fini, presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, durante il tavolo convocato dal Masaf per discutere il documento strategico sulla Pac post 2027. Secondo Fini, il tentativo della Commissione Europea di ridurre il budget agricolo e di diluirlo in un fondo unico, spezzettato tra priorità diverse, rappresenta una minaccia concreta alla stabilità delle imprese agricole europee e alla stessa coesione dell’Unione.
Fini ha sottolineato che la proposta attuale, che prevede una riduzione del 22% delle risorse e un ritorno di fatto alla rinazionalizzazione della Pac, “è un pericoloso passo indietro che trasformerebbe l’agricoltura in una politica marginale e subordinata ad altre priorità”. Per il presidente della Cia, al contrario, l’agricoltura deve continuare a essere riconosciuta come un settore strategico non solo per la produzione di cibo, ma anche per il presidio ambientale e sociale dei territori. La Pac non può diventare un fondo indistinto soggetto a pressioni politiche variabili, ma deve restare autonoma per garantire interventi chiari, risorse certe e stabilità per le imprese.
Dalla riunione al Masaf è emersa una forte unità d’intenti tra tutte le organizzazioni agricole italiane, un segnale importante che Fini invita subito a tradurre in azioni concrete e tempestive. “Difendere la Pac significa difendere l’identità produttiva dell’Europa, il lavoro delle imprese agricole e il futuro delle aree rurali. Siamo pronti – ha dichiarato – anche a tornare in piazza e a Bruxelles per far sentire la nostra voce se sarà necessario. Ora il Governo deve mantenere la massima determinazione nel confronto con la Commissione Europea”.
Anche CIA Agricoltori Italiani della Calabria è in prima linea in questa battaglia. Un indebolimento della Pac avrebbe conseguenze molto pesanti su un territorio come il nostro, dove migliaia di aziende agricole tengono in vita l’economia delle aree interne, contrastano lo spopolamento e garantiscono il presidio idrogeologico e paesaggistico. Tagliare risorse alla Pac significherebbe ridurre il sostegno al reddito, frenare il ricambio generazionale e mettere a rischio interi comparti strategici per la Calabria come l’olivicoltura, gli agrumi, la zootecnia e il biologico. Inoltre, senza strumenti solidi di gestione del rischio e di sostegno agli investimenti, molte aziende sarebbero esposte in modo drammatico agli effetti del cambiamento climatico, alle crisi di mercato e al crollo dei prezzi all’origine.
Per questo CIA Calabria sostiene con fermezza la posizione nazionale: serve una Pac forte, autonoma e ben finanziata, capace di garantire regole eque, strumenti efficaci e interventi rapidi anche in caso di emergenze. Una Pac che premi chi produce cibo, chi innova, chi presidia i territori rurali e chi vive e lavora ogni giorno per costruire valore nelle campagne italiane ed europee. La battaglia è appena iniziata e chiama tutti alla responsabilità politica e sociale.