Fini: “Le tariffe americane stanno colpendo la nostra economia agricola. Servono misure urgenti per sostenere imprese e filiere strategiche”
Il Made in Italy agroalimentare è sotto pressione. Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi di Cia-Agricoltori Italiani sui dati diffusi da Istat, nel mese di agosto 2025 le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti hanno registrato un crollo del 22%, pari a 126 milioni di euro in meno in soli trenta giorni. È il terzo mese consecutivo di flessione dopo anni di crescita costante, un segnale che conferma la gravità dell’impatto dei dazi imposti dall’amministrazione statunitense.
Il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, parla di una situazione critica che rischia di degenerare rapidamente: “Le nuove tariffe Usa, sommate alla sfavorevole oscillazione del cambio euro/dollaro, stanno mettendo in difficoltà migliaia di imprese e indebolendo la presenza italiana in uno dei mercati più importanti al mondo. Se non si interviene subito, i danni rischiano di diventare strutturali, soprattutto per le filiere di qualità che più rappresentano il nostro Paese nel mondo”.
L’analisi Cia evidenzia che tra giugno e agosto 2025 si sono già bruciati oltre 210 milioni di euro di export verso gli Stati Uniti. Il rallentamento non riguarda solo il dato mensile, ma incide anche sul quadro complessivo dell’anno: tra gennaio e agosto 2025 la crescita tendenziale dell’export agroalimentare italiano verso gli Usa è di fatto azzerata, rispetto al +19% registrato nello stesso periodo del 2024. In termini assoluti significa che, a fronte di un aumento di 802 milioni di euro nei primi otto mesi del 2024, nel 2025 l’incremento è stato di appena 1 milione di euro.
Il rischio, avverte Cia, è che il mercato americano riduca strutturalmente gli acquisti dall’Italia, rivolgendosi a Paesi concorrenti pronti a occupare spazi commerciali lasciati scoperti. A soffrire di più sono i comparti simbolo del Made in Italy – vino, olio extravergine, formaggi, pasta, conserve e prodotti ortofrutticoli trasformati – che rappresentano la punta di diamante dell’agroalimentare nazionale e un presidio economico essenziale per territori a forte vocazione agricola.
Lo scenario preoccupa da vicino anche il Sud Italia e in particolare la Calabria, che negli ultimi anni ha costruito posizionamenti significativi sul mercato americano con produzioni come olio dop, agrumi trasformati, vini autoctoni e specialità agroalimentari di qualità. Una contrazione così brusca rischia di bloccare le strategie di internazionalizzazione delle piccole e medie imprese agricole calabresi, che hanno investito in export come leva di crescita.
Per questo Cia chiede al Governo un intervento immediato su tre direttrici prioritarie: difesa negoziale dei nostri interessi nelle sedi europee e internazionali, misure economiche a tutela delle imprese penalizzate e campagne di promozione straordinaria del Made in Italy sui mercati esteri per evitare la perdita di quote commerciali difficilmente recuperabili.
“Non possiamo permettere che anni di lavoro e investimenti sui mercati internazionali vengano compromessi dai dazi. Questa è una battaglia economica ma anche strategica. Difendere il nostro export agricolo significa difendere reddito, lavoro e identità produttiva dei territori”, conclude Fini.