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Superata la Germania: un primato storico per la filiera lattiero-casearia italiana. La Calabria deve rafforzare il settore sempre più strategico.

L’Italia è ufficialmente il primo esportatore di formaggi dell’Unione Europea, non solo in valore – come già avveniva – ma ora anche in volume. A comunicarlo è Assolatte, riportando i dati appena pubblicati dalla Commissione Europea sull’export extra-UE del primo semestre 2025. Un traguardo che assume un valore storico e strategico, confermando la forza del settore caseario nazionale e il crescente apprezzamento dei prodotti italiani nel mondo.

“È il riconoscimento al lavoro di tutta la filiera”

A commentare il dato è stato anche il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che ha parlato di “traguardo storico e riconoscimento del lavoro straordinario dei nostri allevatori, dei caseifici e di un’intera filiera che unisce qualità, tradizione e innovazione”. Il Made in Italy del formaggio, sottolinea il Ministro, è oggi più che mai “elemento identitario della cultura italiana” e merita di essere sostenuto con forza anche sul piano politico e commerciale.

Nel dettaglio, secondo i dati forniti dal Masaf, l’Italia ha superato la Germania, esportando 97.663 tonnellate di formaggi per un valore di 968,2 milioni di euro nel primo semestre dell’anno, con una crescita del +5% rispetto al 2024.

La Calabria tra qualità e identità casearia: un patrimonio che cresce

In questo contesto virtuoso si inserisce con sempre maggiore autorevolezza anche la Calabria, che può contare su una tradizione casearia antichissima e identitaria, radicata nei paesaggi montani della Sila, delle Serre e dell’Aspromonte, dove allevamento e trasformazione del latte rappresentano ancora oggi un pilastro della microeconomia rurale.

Tra i prodotti più rappresentativi troviamo il Caciocavallo Silano DOP, simbolo delle produzioni d’altura, ottenuto con latte di vacche allevate in pascolo e ancora oggi realizzato secondo antichi metodi manuali; il Pecorino Crotonese, espressione della pastorizia storica delle colline ioniche e prodotto con latte ovino 100% locale ed ancora innumerevoli provole e scamorze ed altri tipi di formaggi artigianali, anche nelle versioni tipiche come l’affumicatura naturale, le varianti piccanti e non, che restano tra i prodotti più richiesti dai mercati di nicchia.

Molte di queste specialità vengono ancora realizzate nei “vaccarizzi”, piccole strutture in legno utilizzate durante la transumanza estiva dai bovari della Sila, che trasformano il latte direttamente in quota, custodendo così tecniche di lavorazione secolari.

Filiera in fermento tra export e turismo del gusto

Il successo dell’export caseario italiano – e calabrese – si accompagna anche a un crescente interesse per il turismo esperienziale legato al formaggio, che vede sempre più visitatori scegliere la Calabria per vivere da vicino la produzione artigianale, partecipare a laboratori, degustazioni e percorsi del gusto. Un modello di sviluppo che valorizza territori interni e borghi, e che unisce economia, identità e cultura agroalimentare.

La Calabria protagonista della nuova Europa del formaggio

In uno scenario globale sempre più competitivo, il dato sull’export 2025 rappresenta non solo un motivo d’orgoglio, ma anche un invito all’azione, soprattutto per i territori del Sud come la Calabria. Rafforzare le filiere, innovare la logistica e l’etichettatura, sostenere i consorzi di tutela e investire nella formazione: queste le sfide che attendono il comparto per consolidare un ruolo da protagonisti anche nella nuova geopolitica del gusto.

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