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Un disegno di legge atteso da trent’anni: finalmente si cambia rotta

La riforma della legge 157/92 sulla fauna selvatica segna, per Cia-Agricoltori Italiani, una svolta attesa da decenni. Durante l’incontro organizzato il 4 luglio a Roma, presso la sede nazionale, con il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, è stata analizzata la proposta di disegno di legge che punta a rispondere a un’emergenza ormai fuori controllo: quella degli ungulati, in particolare i cinghiali, che mettono a rischio agricoltura, ambiente, sicurezza stradale e salute pubblica.

Una normativa superata non più adatta alla realtà attuale

Come ha sottolineato il presidente nazionale della Cia, Cristiano Fini, siamo di fronte a una situazione radicalmente diversa rispetto a trent’anni fa:

“Se la legge del 1992 si focalizzava sulla protezione della fauna, oggi alcune specie sono diventate invasive, con impatti devastanti sulle colture e sull’equilibrio ambientale”.

Emblematico il caso dei cinghiali, la cui popolazione è passata da 50 mila capi nel 1980 a oltre 2 milioni oggi, con l’80% dei danni in agricoltura attribuibili a questa specie.

Il ruolo degli agricoltori nella gestione faunistica: una novità importante

Il nuovo ddl introduce una novità significativa: il coinvolgimento diretto degli imprenditori agricoli – dotati di licenza venatoria e formazione specifica – nelle attività di contenimento della fauna selvatica, soprattutto in caso di emergenze.
Questo significa una presenza più capillare e tempestiva sul territorio, maggiore difesa delle colture e del bestiame, e un riconoscimento concreto del ruolo attivo degli agricoltori nella tutela degli equilibri ecosistemici.

Apprezzato anche il rafforzamento del ruolo degli ATC (Ambiti Territoriali di Caccia), chiamati a costruire sinergie con il mondo agricolo e a favorire pratiche virtuose per il riequilibrio della fauna.

Tre proposte concrete per rendere efficace la riforma

Cia ha inoltre indicato tre elementi imprescindibili da inserire nel nuovo testo normativo:

  1. Indennizzi automatici e semplificati per i danni da fauna selvatica, oggi stimati tra i 50 e i 60 milioni di euro l’anno. Serve un fondo di compensazione nazionale con procedure snelle ed efficaci.

  2. Una cabina di regia unica a livello nazionale, con presenza delle organizzazioni agricole, per superare la frammentazione attuale tra Regioni, Province, enti parco e forze di polizia, che spesso rallenta ogni intervento.

  3. Maggiore coinvolgimento delle organizzazioni agricole nella programmazione faunistico-venatoria, per dare pari dignità alle esigenze produttive e ambientali.

Cia: “Una svolta necessaria per tutto il Paese”

“Il ddl proposto dal ministro Lollobrigida è un passaggio fondamentale per invertire la rotta su un problema che riguarda tutto il Paese, da Nord a Sud – ha concluso Fini –. Da parte nostra c’è la massima disponibilità a collaborare per una riforma che finalmente tuteli l’agricoltura e garantisca sicurezza ai cittadini”.

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