No a divieti che penalizzano le imprese agricole. Ambiente e produttività devono avanzare insieme.
Per Cia Calabria servono innovazione, formazione e realismo
Serve una strategia concreta, applicabile e sostenibile per ridurre le emissioni legate alla fertilizzazione agricola senza compromettere la produttività. È questa la posizione ribadita da Cia-Agricoltori Italiani durante la tavola rotonda organizzata da Federchimica Assofertilizzanti, dove si è discusso del futuro della nutrizione delle colture alla luce delle norme del Piano Nazionale per la Qualità dell’Aria (PNQIA).
Uno dei punti più critici è il possibile divieto dell’urea, ancora previsto nel piano nazionale. Per Cia si tratta di una misura irrealistica e dannosa se introdotta senza una fase di transizione e senza strumenti di compensazione per le aziende agricole. L’urea rappresenta infatti circa il 12% del fabbisogno annuo di azoto utilizzato in agricoltura: eliminarla dall’oggi al domani significherebbe mettere in crisi filiere come cerealicola, maidicola, risicola e zootecnica, con ripercussioni a catena su produzione interna, prezzi e competitività.
Questa preoccupazione riguarda da vicino anche la Calabria, dove l’alimentazione delle colture resta un elemento cruciale per la redditività aziendale. In regioni come la nostra – dove si concentra una delle più alte superfici biologiche d’Europa e un forte patrimonio olivicolo e agrumicolo – ogni scelta sulla fertilizzazione ha un impatto diretto sulla qualità del prodotto, sulla sostenibilità dei suoli e sulla capacità delle aziende di stare sul mercato. Per Cia Calabria, il percorso di riduzione dell’impatto ambientale va costruito con gradualità, fornendo alle imprese strumenti tecnici e soluzioni alternative davvero utilizzabili in campo.
L’organizzazione propone quindi una transizione intelligente, fondata sulle innovazioni già disponibili: fertilizzanti a rilascio controllato, prodotti con inibitori della nitrificazione, agricoltura di precisione e sistemi digitali di dosaggio mirato. Tecnologie che aiutano a ridurre le perdite di azoto e a migliorare l’efficienza delle somministrazioni, ma che devono essere rese accessibili alle aziende tramite incentivi dedicati e formazione tecnica.
Un capitolo fondamentale riguarda anche le TEA – Tecniche di Evoluzione Assistita, oggi centrali nella ricerca agronomica. Grazie a queste tecnologie è possibile selezionare rapidamente varietà più resistenti agli stress climatici e meno esigenti in input chimici. Per Cia, l’Italia deve puntare sulla ricerca pubblica e privata in questo campo, sviluppando soluzioni agronomiche che migliorino produttività e sostenibilità senza ridurre le rese.
Infine, Cia ricorda che la meccanizzazione agricola è una componente essenziale della sostenibilità. Attrezzature moderne per la distribuzione del fertilizzante, sensori e robotica di campo permettono di intervenire con precisione, riducendo sprechi e impatto ambientale. Anche in Calabria cresce l’interesse verso queste tecnologie, soprattutto nelle aziende che investono in agrumicoltura evoluta, orticoltura protetta e olivicoltura di qualità.
Per Cia, la strada è chiara: nessuna transizione ecologica può funzionare senza sostenibilità economica. Per questo servono programmazione nazionale, risorse dedicate e norme coerenti con le esigenze reali delle imprese. Le decisioni sul futuro della fertilizzazione devono essere assunte insieme al mondo agricolo, non contro di esso. Perché produrre meno non è sostenibilità: è un rischio per l’intero sistema Paese.