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L’organizzazione chiede un monitoraggio contro le pratiche sleali. Secondo i dati Ismea, le quotazioni troppo basse mettono a rischio la prossima semina

I prezzi del grano duro e tenero continuano a restare al di sotto dei costi di produzione sostenuti dagli agricoltori, determinando una condizione di forte criticità per l’intero comparto cerealicolo. È quanto denuncia Cia-Agricoltori Italiani, che sollecita l’intervento dell’ICQRF – Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari – affinché vengano avviate verifiche approfondite su eventuali pratiche commerciali sleali e distorsioni di mercato.

Secondo l’ultimo monitoraggio dell’Ismea, il costo medio di produzione del grano duro nelle regioni meridionali si attesta intorno ai 318 euro a tonnellata, mentre le quotazioni della borsa merci di Foggia si fermano tra 287 e 290 euro. Una tendenza simile emerge anche nel Nord Italia: a Bologna il costo medio è di 302,9 euro a tonnellata, ma i prezzi oscillano tra 276 e 281 euro.

Questi numeri delineano un quadro allarmante per gli agricoltori, che rischiano di non poter coprire le spese necessarie e di rinunciare alla semina per la prossima stagione. Per Cia, è indispensabile rafforzare il sistema di monitoraggio delle borse merci, garantendo la trasparenza delle contrattazioni e la tutela della redditività degli operatori agricoli.

L’organizzazione sottolinea come le recenti disposizioni normative sulle pratiche sleali rappresentino un passo avanti, ma richiedano ora un’applicazione concreta e controlli più stringenti per evitare che il peso delle distorsioni di mercato ricada, ancora una volta, sui produttori.

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