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Il ricco patrimonio artistico e culturale fa della Calabria un luogo tutto da scoprire e da esplorare, per rivivere un tempo passato ma anche quello presente all’interno di borghi d’arte a cielo aperto, immersi nelle bellezze paesaggistiche e nei profumi mediterranei. Inoltre un filone ininterrotto di grandi uomini che si sono distinti nel panorama artistico, filosofico, letterario, artigianale, musicale e culturale.

Andrea Cefaly (1827-1907) il maggiore esponente della pittura calabrese dell’Ottocento
Per l’arretratezza economico-sociale e per la mancanza di istituti artistici, musei, associazioni culturali, biblioteche pubbliche, molti giovani talentuosi della Calabria furono costretti a spostarsi a Napoli per poter studiare all’Accademia di Belle Arti, centro della vita artistica del meridione. Molti artisti dopo la formazione accademica decisero di rimanere lontani dalla terra natia in cerca di maggiore fama e gloria. Tra i pochi che vi ritornarono ci fu Andrea Cefaly, che si distinse nel panorama artistico contemporaneo calabrese, non solo per la maestria nell’esecuzione di dipinti e pitture murarie, ma che per aver costruito a Cortale una scuola d’arte.

A. Cefaly non fu solo il maggior esponente della pittura calabrese dell’Ottocento, ma anche patriota, scrittore d’arte, uomo politico, dalla grande personalità e dal grande ingegno, inventore del pèssolo, uno strumento musicale simile al contrabbasso.

Nato a Cortale il 31 Agosto 1827, fin da piccolo grazie alla madre Carolina Pigonati Ducos, ebbe la vocazione dell’arte a tal punto da essere definito un genio calabrese, per la sua abilità nel disegnare senza aver preso nessuna lezione. Frequentò il collegio degli Scolopi di Catanzaro e si iscrisse a Napoli all’Accademia di Belle Arti, partecipò a mostre ed Esposizioni Nazionali ed Internazionali, ottenendo numerosi riconoscimenti. L’amore per l’arte e l’interesse per le nuove generazioni lo portò alla costruzione a Cortale di un ambiente artistico per giovani pittori, che non avevano la possibilità di studiare fuori regione, a cui trasferire il proprio sapere, per valorizzare l’attività artistica in Calabria e per trovare una propria identità culturale.

La scuola d’arte e la Società degli Artieri

 

Fu così che nel 1862 a Cortale, nei pressi della sua abitazione, fondò l’Istituto Artistico e Letterario, una vera e propria scuola d’arte, che fu istituzionalizzata e godette di un finanziamento da parte di enti pubblici, divenendo un valido ambiente artistico, alla quale si affiancò nel 1863 una Società degli Artieri con presidente onorario Giuseppe Garibaldi. L’ingresso della scuola era preceduto da un’insegna, caratterizzata dalla rappresentazione allegorica delle arti: pittura, letteratura, musica, ma anche di strumenti simbolo della modernità come la mongolfiera e la macchina fotografica. Un insegnamento moderno e innovativo, una scuola libera, basata sullo studio del paesaggio e della prospettiva, dal lavoro en plein air, a diretto contatto con la natura, per riprodurre al meglio i colori, le sfumature e la bellezza del paesaggio; un luogo dove maestri e allievi si ritrovavano non solo per dedicarsi all’arte ma anche per discutere, confrontarsi e per condividere gli stessi ideali, permettendo così una crescita artistica, morale e civile. Fondamentale per la formazione artistica dei giovani pittori furono gli insegnamenti di Vittorio Imbriani, portati avanti da Michele Lenzi che ne determinarono la nascita di uno stile comune, basato su un linguaggio verista, dedito alla scelta e alla rappresentazione di soggetti della cultura locale. Purtroppo l’attività della scuola di Cortale, per problemi economici e per il poco interesse dei politici locali, si concluse intorno al 1868. Un esempio luminoso, rimasto unico nel suo genere.

All’indomani della chiusura della scuola cortalese, si decise di istituire la Società Promotrice di Belle Arti a Catanzaro, grazie alla collaborazione di diversi artisti, tra cui Cefaly, con lo scopo di consolidare la vita intellettuale e artistica del Mezzogiorno.

La ricca produzione artistica

 

Le vicende artistiche del pittore s’intrecciarono con quelle politiche, sociali e familiari e ne furono profondamente condizionate come la morte del fratello, sei dei suoi figli e della moglie Agnese Votta, nobile maidese; nonostante ciò realizzò una ricca produzione artistica, spaziando dal ritratto, alle campagne garibaldine, ai soggetti storici, ai dipinti di denuncia sociale, alla pittura di genere e d’immaginazione, dai soggetti religiosi a quelli danteschi, andando a costituire una vera e propria raccolta di dipinti ispirati alla Divina Commedia.

Il suo linguaggio pittorico, un connubio tra romanticismo e verismo, giunge ad un realismo peculiare con lo studio del paesaggio e con l’analisi scrupolosa della vita quotidiana dei calabresi. La qualità pittorica, la plasticità delle figure, la costruzione scenica, la dinamicità, l’espressività dei soggetti, l’attenzione al particolare, i colori brillanti, la morbidezza del tocco, sono tutte peculiarità che contraddistinguono le pitture di Cefaly. Innovativo ed originale anche nella realizzazione dei dipinti sacri, caratterizzati da una percezione umanizzata dei soggetti ritratti, avvolti in un’atmosfera mistica.

Ricolmo di onorificenze e dopo aver vissuto una vita intensa sotto ogni aspetto, Andrea Cefaly si spense in vecchiaia il 4 aprile 1907 mentre dava gli ultimi tocchi di pennello all’ Incendio di Roma.

Il Palazzo Cefaly in abbandono da due secoli

L’ imponente palazzo Cefaly sorge in via Andrea Cefaly a Cortale, dove nacque l’artista patriota e cittadino insigne come ci testimonia la targa commemorativa in marmo posta sulla facciata del palazzo. Non solo luogo abitativo, ma anche scuola d’arte, di cultura, del sapere e dello scambio di conoscenza. La facciata del palazzo è suddivisa in tre parti dalle lesene che oltre a delimitare quella centrale, mettono in risalto il maestoso portale ligneo con arco a tutto sesto in pietra, caratterizzato in basso da elementi decorativi in pietra a rilievo e da una maschera apotropaica in pietra sulla chiave di volta e sormontato da un occhio cruciforme incorniciato. Se si osserva con attenzione, si scorge la presenza di maschere apotropaiche in terracotta lungo tutto il cornicione. Le aperture, inquadrate da una sorta di semi colonne doriche, sono sormontate da una lunetta con elementi decorativi a rilievo e riquadrature rettangolari nella parte sottostante.

Al suo interno il palazzo custodiva l’archivio e la biblioteca privata del pittore, una lettera di Giuseppe Mazzini, e una decorazione sul soffitto del suo studio raffigurante l’Apparizione di Beatrice a Dante,datato 1899-1900; si evince l’abilità e l’ingegno del pittore nel ricreare fedelmente i personaggi e la scena descritta da Dante, rendendo con i colori ciò che il poeta ha reso con le parole. Le ultime testimonianze di tale opera, risalgono al marzo del 2015 grazie a delle foto inedite scattate da Luigi Ciambrone che ne testimoniano un cattivo stato di conservazione. Nonostante la rilevanza scientifica di tale patrimonio, il palazzo, da quasi due secoli, verte in uno stato di abbandono ed è precluso alla comunità degli studiosi, per uno stallo burocratico.

Solo la parte nord del palazzo, è ristrutturata e reso abitabile da Raimondo Cefaly, ultimo erede della scuola pittorica di Cortale, deceduto nel dicembre scorso, lasciando così anche lui in eredità la sua pinacoteca.

Sembrerebbe che la Sovrintendenza Archivistica della Calabria non abbia ritenuto in passato, nonostante diverse sollecitazioni, di dover concedere la dichiarazione di notevole interesse storico e mettere in sicurezza le carte. Pertanto oggi questo patrimoni in precarie condizioni conservative e rischia di perdersi per sempre.

È necessario sollecitare un intervento delle autorità preposte per salvaguardare al più presto la ricchezza di questo patrimonio che documenta le relazioni di Cefaly con i maggiori intellettuali e artisti del XIX secolo (Filippo e Giuseppe Palizzi, Vittorio Imbriani, Camillo Boito, Francesco Jerace).

Un vero peccato che il progetto di restauro del palazzo, con la realizzazione del museo Cefaly, eseguito ormai ben tredici anni fa grazie alla collaborazione degli architetti Giuseppe Madia e Giuseppe Sdrumbo, non sia stato portato a compimento. La speranza è che presto si possa realizzare, per dare lustro a un luogo e una figura così importante del panorama artistico e culturale del’800.

La progettazione del museo è un lavoro che rimane un ideale, visibile solo in digitale al seguente link:https://youtu.be/QfQDP1Z_h88.

Roberta Buccafurni