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Aspromonte “La Montagna Bianca della Calabria”

Secondo una possibile etimologia, il nome Aspromonte deriverebbe dal termine grecanico “aspro” che significa bianco e risalente alle popolazioni greche che dalla costa avevano modo di scrutare il candido massiccio montuoso. Sul territorio attualmente sono presenti le ultime comunità che parlano appunto, la lingua grecanica, derivante dal greco o dal bizantino antico. Le tracce delle diverse civiltà e popoli che nel tempo si sono susseguite sul territorio sono chiare ed evidenti. Sono stati ritrovati infatti numerosi reperti tra i quali in tempi recenti, una pietra miliare romana, a testimonianza della presenza di una antica via di collegamento tra due importanti strade che collegavano le attuali Cosenza e Reggio Calabria. Spostandosi nel territorio della Valle delle Grandi Pietre, forte è la testimonianza della presenza dei monaci basiliani, che hanno eretto dei veri e propri punti di eremitaggio. Secondo leggende popolari è luogo di sepoltura di due eremiti. Si narra infatti che in tempi antichi la popolazione chiamasse quei luoghi con l’appellativo “Le tombe dei Santi”. L’Apromonte non fa parte della catena montuosa appenninica, ma geologicamente coincide con la morfologia delle Alpi, aspetto che rende unico il territorio e che presenta agli occhi del viandante paesaggi e conformazioni che raccontano eventi geologici del passato. Nel 1989 è stato istituito il Parco Nazionale d’Aspromonte a tutela della biodiversità, ricadente nel territorio di 37 Comuni e con una estensione di 641 kmq. Negli ultimi anni è divenuto luogo per appassionati di escursioni, passeggiate archeologiche, birdwatching, ed in seguito all’ammodernamento dell’impianto sciistico di Gambarie, meta di riferimento nel Sud Italia per appassionati di neve. Sin dal primo contatto con l’ambiente traspare la caratterizzazione ancora selvaggia dei luoghi, nei quali l’antropizzazione è prossima allo zero. La sensazione di serenità e di libertà contrasta con il peso di un immaginario legato alla criminalità e all’assenza delle Istituzioni, come se fossimo all’interno di uno Stato a sé stante. Infatti proprio per la sua natura aspra e la folta presenza di luoghi quasi inaccessibili, tra gli anni ’50 e la fine degli anni ’90 l’Aspromonte è stato teatro dei più importanti sequestri di persona. Sgombrata la mente da tali ombre e concentrandosi su ciò che ci circonda, si rimane avvolti e accolti da un’aurea di sacralità nei confronti della natura ancora incontaminata e in alcuni punti inesplorata. L’autunno è una esplosione di colori, odori, luci e dona ai boschi popolati di querce millenarie e castagni secolari un foliage degno di un Van Gogh.

Pietra Cappa

Sul versante orientale svetta Pietra Cappa, il monolite più grande d’Europa con una altezza di 140 metri e una estensione di quattro ettari. L’appellativo “cappa” ha origini antiche. Alcune documentazioni medievali infatti, la citano come “Pietra Gauca”, pietra vuota, riferendosi alle numerose formazioni di caverne utilizzate dai monaci basiliani come luoghi di eremitaggio. Alcuni ritrovamenti di ceramiche lavorate fanno supporre che intorno al secolo VIII sulle pendici del “panettone” sorgesse un convento. Numerose sono le leggende riguardo alla nascita del monolite. La più nota narra che Gesù, giunto in Aspromonte insieme ai suoi discepoli, chiese loro di raccogliere delle pietre quale simbolo di penitenza. Pietro raccolse un piccolo sasso e quando Gesù tramutò in pane i massi raccolti, egli comprese la lezione, dunque sfiorò il sasso con un dito e questo lievitò fino a divenire il monolite attuale.
Si narra inoltre che la Decima Legione Fretense dei Cavalieri Templari avesse sede nella zona di Pietra Cappa e che in questa militava il legionario Longino, che trafisse con la sua lancia il costato di Gesù.
Un altro mistero che avvolge il territorio è quello legato al Sacro Graal. Infatti si pensa che proprio qui venne fondato l’Ordine di Sion, che ebbe la rivelazione del calice contenente il sangue di Cristo.
Caratteristica intrinseca dell’Aspromonte è la biodiversità. Un ecosistema di fauna e flora in equilibrio tra loro mantenuto tale anche grazie alla presenza di alberi secolari, i cosiddetti “alberi-habitat” che assicurano il ciclo naturale. Il massiccio aspromontano conta circa 1500 specie di piante con ampia diffusione dell’abete bianco ed il pino laricio. La posizione centrale rispetto al Mediterraneo ha permesso nel corso dell’Età Terziaria e Quaternaria, l’instaurarsi di diverse specie di flora che si sono nel tempo adattate all’habitat locale. Massiccia è la presenza di ginestra, leccio, mirto e corbezzolo. Tra i mammiferi è possibile avvistare la il lupo, volpe, la faina, la martora, il tasso e la lepre italica ed europea. Tra i vari itinerari è possibile imbattersi in alcune piante di origine africana, come la felce la cui particolarità è quella di non essersi sviluppata a causa del clima non consono. L’Apromonte è luogo frequentato da ricercatori e oggetto di molti progetti di studi che nel corso degli anni hanno portato a molte scoperte di notevole importanza soprattutto nell’ambito entomologico, rilevando alcune specie di insetti fino a quel momento sconosciuti. Tra questi il Psammotettix aspromontanus, lungo tre millimetri e mezzo ed appartenente all’ordine degli Emitteri e alla famiglia dei Cicadellidi. Questo insetto è considerato un probabile endemismo dell’Aspromonte, cioè una specie che si trova esclusivamente in quest’area. Buona parte del massiccio aspromontano è riserva naturale e ciò ha creato le condizioni ideali per la nidificazione di 66 specie di volatili censite dai tecnici della Stazione Ornitologica Calabrese.
Di particolare rilevanza è la presenza di due coppie di aquila del Bonelli (aquila fasciata), quasi estinta nel resto dell’Italia e dell’aquila reale, tornata a nidificare recentemente nel parco. Si rileva inoltre la presenza del falco pellegrino, del gufo reale, dell’allocco e del barbagianni.
Tra piste boschive avvolte dalle meravigliose tonalità autunnali, sentieri impervi e panorami che sfociano fino al vicino Mar Ionio, a circa 1200 mt di altitudine, nel Comune di Samo, il torrente Ferraina compie un doppio salto di circa 70 metri, creando le splendide Cascate Forgiarelle. Nel corso delle nostre escursioni abbiamo potuto appurare quanta bellezza il territorio possa offrire agli occhi del visitatore e quanto la natura ancora incontaminata dei luoghi sia preservata grazie all’impegno delle guide ufficiali del Parco e del personale che di gestione. L’Aspromonte è un territorio nel quale convivono emozioni e convinzioni contrastanti, un luogo aspro, a tratti ancora inesplorato, che negli anni si è tristemente ritagliato la nomea di zona di insediamento di criminalità, ma che grazie alla costante azione delle Istituzioni, negli ultimi anni sta rinascendo dal punto di vista turistico, cercando di scacciare i demoni del passato.

Articolo e Foto di Domenico Tropeano