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Per rilanciare in versione moderna le risorse naturali possedute dal territorio calabrese, in primo luogo, bisogna conoscere le attività umane che si sono sviluppate nei secoli scorsi nella regione.

Con il volume dal titolo “I Vasai di Calabria” e il significativo sottotitolo “Dalle fornaci antiche al Caolino di Gerocarne”, si è inteso fare emergere una realtà produttiva che, sin dalle sue origini, ha contrassegnato il modo di essere e gli stili di vita degli insediamenti umani sviluppatosi sul suolo dell’intera Calabria.

i Vasai di Calabria di Michele Furci
i Vasai di Calabria di Michele Furci

Evoluzione arte dei vasai

Si tratta di un variegato e diffuso tessuto produttivo che, sviluppando la creatività e le conoscenze tecnico scientifiche dell’ingegno umano, percorre l’intera storia intorno all’utilizzo degli elementi cretosi di cui è ricca la regione italica. Il profilo storico del volume ha inteso in primo luogo riproporre, evidenziando ogni periodo che ha contraddistinto lo sviluppo dell’arte dei vasai e della lavorazione dell’argilla, un possibile utilizzo in versione moderna di un bene naturale abbondante come risorsa naturale.

Tra i tanti fattori produttivi che hanno contraddistinto l’avanzamento della civiltà umana, l’arte dei vasai e le tecniche adottante di volta in volta per lavorare la creta, evidenziano straordinariamente anche il profilo socio-economico della Regione. Ciò che ha contraddistinto un cammino produttivo ininterrotto della storia sociale calabrese, con la peculiarità creativa che l’ha contraddistinta, evidenzia la piena utilizzazione della materia prima in tutte le epoche precedenti l’ultimo scorcio di secolo.

Qualità dei materiali

E sebbene l’utilizzo delle varie qualità dell’argilla, almeno come ciclo completo di estrazione e lavorazione produttiva, sia stato attuato in maniera diffusa nella regione dalla preistoria alla metà degli anni ’60 del secolo scorso, ci si accorge come negli ultimi sessant’anni l’utilizzo di questa risorsa naturale in Calabria è stato del tutto secondario e comunque residuale.

La ricchezza mineralogica dell’argilla presente sul suolo che fu della Magna Grecia, utilizzabile in versione moderna anche nelle sue componenti organiche a fini terapeutici, sfugge alle analisi economiche ed è assente nel dibattito e nel sentire comune come orizzonte prospettico di crescita economica e sociale.

Al di là di un mero nostalgico ricordo dei luoghi che furono centri importanti della lavorazione della creta, la stessa ricerca sul valore storico raggiunto in passato dalle tecniche delle lavorazioni non emerge nell’interezza di un processo produttivo di cui, grazie alle inedite forme del benessere sociale, potrebbe avvalersi nuovamente come settore occupazionale strategico.

Calabria, culla di arte e cultura

Eppure la Calabria vanta una tradizione straordinaria per i suoi prodotti fittili: dalla produzione di utensili da cucina e per conserve alimentari, all’oggettistica di manufatti di argilla per l’edilizia; per contenere liquidi o come unità di misura; ornamentali interni ed esterni alle abitazioni; nell’oggettistica per il risparmio e il passatempo; negli storici vasi da notte talvolta in ceramica invetriata e quant’altro ha costituito elemento fondamentale per il vivere quotidiano, per l’avanzamento civile e il miglioramento degli stili di vita.

Dalla storia del settore dell’argilla ricostruita in questo volume viene fuori ed emerge un’attività, quella dei vasai calabresi, che, in maniera particolare nel modello preso a riferimento per la sua continuità storica, nasce in quel di Gerocarne proprio per le sue ricche quantità di materiali argillosi e per essere stata introdotta come arte che si imponeva per la sua naturale utilità. In tal modo, sin dall’antichità, attualizzando la creatività delle produzioni con il progresso umano, il settore produttivo delle argille era giunto rigenerato sino ai nostri giorni. Le varietà di crete furono ben sfruttate con raffinate tecniche primordiali e si svilupparono anche nell’Alto Mesima sin dall’insediamento dei primi abitanti intorno al VI-IX secolo.

Cosicché anche nel terzo millennio, grazie allo sviluppo delle tecnologie industriali, informatiche e alla scoperta della parte organica contenuta nell’argilla, la civiltà dei consumi potrebbe utilizzare la creta calabrese nella sua dimensione delle sostanze che la compongono. E’ ampiamente dimostrato dalla civiltà dei saperi, con conoscenze vecchie e nuove, che dalla creta promanano sostanze e molecole appartenenti al bene comune.

Esse sono utilizzabili come risorse insostituibili per soddisfare bisogni impellenti all’intera umanità. Infatti, da recenti studi, considerando i benefici della sana alimentazione mediterranea, si è rilevato come sia determinante poter raggiungere il migliore risultato con le pentole in terracotta. L’eccellente requisito di salute cui si è pervenuti non si ottiene soltanto con l’impiego di prodotti freschi di stagione, bensì dal metodo di cottura dei cibi e dagli utensili impiegati. Grazie a tegami in terracotta si possono mettere in pratica le ricette frutto dell’antica tradizione e dalla cultura trasmessa dai popoli mediterranei nelle terre che furono anche dagli Enotri.

Utilizzando pentole in terracotta per preparare i pasti, non vi è necessità di aggiungere grassi o liquidi in abbondanza, la porosità della creta determina da sola la misura e la distribuzione ottimale del calore attraverso lo scambio con l’umidità degli alimenti.

Mentre le pentole con materiale di metallo assorbono rapidamente il calore, trasmettendolo rapidamente al cibo, la porosità della terracotta opera da isolante poiché scalda lentamente e, in egual misura, irradia il caldo senza provocare eccessivi sbalzi di temperatura.

Un fenomeno che si verifica infatti durante la cottura di pasti che hanno bisogno di un lungo assorbimento del calore.

L’argilla, in virtù delle conoscenze ormai ampiamente accertate scientificamente, non è solo materia plastica utilizzata per produrre ceramiche o manufatti edili, ma è anche composizione chimica organica ed elemento fortificante del corpo umano.

La composizione chimica organica contenuta nell’argilla è una scoperta dell’800, dato che il suo colore grigio deriva dalla presenza di circa il 60% di Silicio.

Un elemento chimico abbondante in natura; esso infatti è secondo solo all’ossigeno che si trova sulla crosta terrestre; è un elemento contenuto pure nell’organismo umano con funzioni strutturali: in particolare si rileva nei tessuti connettivi.

La creta sin dall’antichità è stata impiegata soprattutto per realizzare manufatti in terracotta, in seguito alle nuove scoperte ora è impiegabile per curare problemi ossei, nella terapia contro la denutrizione o il dimagrimento costituzionale e nei casi cronici. Infine essa rappresenta un efficace rimedio nelle malattie cardiovascolari.

Tuttavia, prima di giungere al possibile plurimo utilizzo moderno dell’argilla, nel volume è tracciato l’itinerario storico delle fornaci antiche. Si evidenzia l’esistenza delle cave di argilla in Calabria, per affrontare poi nel capitolo primo in particolare la realtà delle cave e delle fornaci dell’intera area alle pendici delle Serre calabresi.

Il profilo storico si sofferma in particolare a descrivere il territorio dell’antica Calabria

Ulteriore e cioè il territorio delle attuali quattro province di Vibo Valentia, Reggio Calabria, Catanzaro e Crotone, con riferimenti pure alle importanti tradizioni che vanta l’intera regione calabrese: da Nicastro (attuale Lamezia Terme) e Squillace a Cropani; da Bisignano, Rende, Rossano, Sangineto, Torano a Villapiana; da Gerace a Seminara; da Monteleone (Vibo Valentia attuale) a Soriano.

Nel capitolo secondo si approfondisce la natura delle cave e delle fornaci dell’Alto Mesima, mentre nel terzo capitolo si tratta la qualità delle risorse naturali argillose, partendo dalle varietà che si trovano sul pianeta e si evidenzia la loro utilità. Si giunge così ad affrontare nel capitolo seguente le fasi della lavorazione per come si sono sviluppate nel tempo.

Nel IV capitolo si tratteggiano le fasi della lavorazione, prendendo a riferimento l’esperienza che si è attuata nel tempo a Gerocarne con i relativi mestieri. La storia dei mestieri che si diffusero con la lavorazione dell’argilla nei tanti paesi della regione e in modo particolare nella parte centrale e meridionale della Calabria, fa emergere la qualità produttiva del settore e la caratteristica dell’arte dei tanti artigiani della creta.

Si rileva in tal modo come crebbero di numero gli occupati per secoli un po’ ovunque nella regione e con l’espansione del settore s’intravede pure il miglioramento e l’avanzamento della qualità della vita di intere generazioni. Emerge anche la peculiarità di ogni esperienza lavorativa, rilevando la qualità dei giacimenti naturali di argilla posseduti dai tanti paesi in cui i mestieri si sono praticati in modo massiccio.

Affrontando nel capitolo VI le specificità esistenti, si evidenziano in particolare le qualità chimiche del caolino di Gerocarne. Una risorsa naturale ben sfruttata anche in un recente passato, tanto da dare modo allo stabilimento di macinazione realizzato a Porto Salvo di Vibo Valentia di svolgere un’importantissima attività di raffinazione per lungo tempo. Grazie alla polvere del minerale di silicatico d’argilla prodotta, si otteneva la finissima materia prima lavorata dalla Pozzi Ginori per la produzione di manufatti di un’estetica particolare in ceramica. A Porto Salvo confluivano nello stabilimento di raffinazione i terricci di minerali contenenti feldspati e quarzi.

Essi provenivano dalle cave di Ciano di Gerocarne, di Gabrielli di Parghelia, di Palombaro di Dinami e di Serra San Bruno, siti argillosi esistenti nella provincia vibonese. Con le risorse minerarie calabresi, la fabbrica di Porto Salvo produceva minerali industriali, che poi venivano commercializzati nell’industria ceramica delle piastrelle gres, nell’industria delle porcellane per sanitari e nella stoviglieria di tante aziende nazionali.

Nel capitolo VII si mette in rilievo la qualità del Caolino e le proprietà dell’argilla nelle cure terapeutiche. Nel libro si evidenziano, tra le tante diversità, le più appariscenti per la loro applicazione organica, che deriva proprio dalle caratteristiche chimiche possedute: si tratta di sostanza alcalinizzante, giacché contiene tanti elementi acidi che rendono l’organismo alcalino. Di quella antisettica o antibatterica, poiché la sua composizione può essere sterile e in grado di contrastare l’aggressione del corpo umano dai batteri, senza per questo arrecare alcun danno all’organismo ed impedire la rigenerazione delle cellule.

Nel capitolo VIII ci si sofferma sulle caratteristiche della creta e, in particolare, si esamina il tradizionale laboratorio del vasaio. Si descrive la peculiare funzione del tornio e le caratteristiche delle fornaci per come si sono sviluppate sin dai tempi remotissimi. Rilevante diviene l’esperienza che sopravvive ancora nel Borgo dei Vasai di Gerocarne, dalla cui secolare esperienza può rilanciarsi rigenerato l’intero settore altamente produttivo di un tempo.

Un settore economico che ora, utilizzando con intelligenza le moderne tecnologie industriali, può ritornare ad essere un volano per il settore dell’argilla in Calabria. Grazie alla mole di notizie, attraverso una serie di sotto capitoli si evidenziano con un’opportuna iconografia i manufatti che si sono prodotti per l’edilizia, per costruire i numerosissimi utensili da cucina e per le conserve alimentari. In tal modo emerge la storia delle giare per contenere liquidi, delle brocche e delle cannate anche come unità di misura. Ritornano nella memoria gli oggetti per realizzare il piccolo risparmio e quelli del passatempo, l’oggettistica ornamentale, le maschere apotropaiche in particolare di Seminara e la vasta casistica dei vasi.

La serie di vasi da notte, talvolta di grande pregio artistico, fa riemerge il lungo periodo in cui le popolazioni li utilizzavano per l’assenza di servizi igienici adeguati. La ricostruzione storica poi, con il Capitolo X, tratta degli storici attrezzi da lavoro nell’evoluzione dell’arte dei Vasai. Si tratteggia in un intero capitolo l’importanza delle fiere, che si sono rilevate in passato come occasioni propizie per il commercio dei prodotti dei vasai.

Con le fiere si fa memoria dell’ampia realtà storica religiosa; si citano le fiere più importanti della Calabria, durante le quali gli spazi occupati dai prodotti di argilla più conosciuti erano puntuali mete obbligate dei tanti frequentatori. A tutto ciò seguono poi i capitoli che descrivono le attività collaterali del lavoro umano che, proprio intorno alle fornaci, si erano sviluppate partendo dalla tipicità di ogni esperienza territoriale e dalle varie figure professionali. Riemerge la figura professionale anche del fornaciaio, quella dello smaltatore e delle altre importanti mansioni delle lavoratrici che rifornivano le fornaci.

Oltre alla fornitura della materia prima, infatti necessitava anche la legna e le fascine per alimentarle. Il volume di ben 248 pagine si chiude con il XIII capitolo; in esso infine si descrive il profilo della nuova legislazione riguardante l’impatto ambientale e la sicurezza sul lavoro per un’industria della creta che, rigenerandosi a Gerocarne e in Calabria, può riproporsi con fiducia anche in versione moderna ed avanzata.

Un insieme, quello che emerge delle arti e dei mestieri che ruotavano intorno alla lavorazione dei minerali argillosi che, sebbene stenti ancora ad emergere come riproposizione di un processo produttivo su vasta scala in versione evoluta, può ricreare in questo primo scorcio di terzo millennio un nuovo orizzonte cui vale la pena fare riferimento.

Michele Furci