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La discussione nell’ambito di “Innovazione in frutticoltura” evento realizzato insieme al Crea

 

Innovazione varietale, meccanizzazione e riduzione dei principi attivi nel settore frutticolo. Questi i temi principali discussi nell’ambito di “Innovazione in frutticoltura” l’iniziativa realizzata da Cia-Agricoltori Italiani insieme al Crea nella giornata inaugurale del Macfrut 2024. Il settore frutticolo ha vissuto una situazione estremamente complessa in questi ultimi anni a causa degli eventi climatici estremi, che hanno messo a dura prova la tenuta dei sistemi produttivi e per la diffusione di fitopatie sempre più difficili da contrastare. “L’innovazione è un tema sempre più centrale nell’agricoltura italiana alla luce della grande sfida che abbiamo di fronte, anche per ampliare gli spazi sui grandi mercati internazionali -ha esordito Cristiano Fini, presidente Cia-. La riduzione degli input chimici, in primis, rappresenta un contributo indispensabile alla sostenibilità economica e ambientale delle aziende”. Allo stesso tempo, per Fini è importante fare passi avanti anche nella meccanizzazione per ridurre l’impatto del costo della manodopera, che è molto più contenuto nei Paesi nostri competitor, offrendo loro un rilevante vantaggio rispetto ai prodotti Made in Italy.

In merito alla meccanizzazione, è intervenuto anche il dirigente del Crea, Alberto Assirelli, che ha ricordato come l’Italia sia all’avanguardia nella produzione di macchinari agricoli di precisione, ma purtroppo, li destina quasi tutti verso il mercato estero, soprattutto in Germania. Sull’innovazione varietale in frutticoltura, alcuni esperti del Crea hanno portato vari esempi sui recenti progressi fatti nei più importanti segmenti produttivi. Gianluca Baruzzi si è focalizzato sulla fragola, dichiarando che, ogni anno, 120 nuove varietà vengono immesse nel mercato. Particolare interesse riscuotono quelle che si concentrano sul miglioramento della consistenza e della conservabilità. E’ stata fatta assaggiare alla platea anche una varietà selezionata dal Crea, con particolari caratteristiche aromatiche. Di seguito, Mauro Bergamaschi ha portato il contributo sul lavoro dell’Istituto sul miglioramento genetico del melo e sulle ben 20 varietà introdotte di recente, tali da rendere sempre più croccante e succoso il frutto e pertanto più appetibile sul mercato. Altri caratteri oggetto di valutazione, sono la resistenza ai patogeni, la nuova colorazione della polpa e il calibro del frutto. Sugli agrumi, Marco Caruso ha ricordato che possono necessari anche 20 anni per ottenere una nuova varietà ed evidenziato l’efficacia del fast track con il coinvolgimento diretto delle aziende agricole in OP per valutarne caratteristiche distintive di interesse, come nel caso dei mandarini rossi senza semi. Riccardo Velasco, infine, ha parlato dell’uva da tavola senza semi, dove fino a poco tempo non c’erano programmi di miglioramento genetico specifici nazionali e ha ripercorso le tappe del progetto Nuvaut – significativo esempio di collaborazione fra pubblico e privato- ponendo l’accento sui brillanti risultati conseguiti in termini di apprezzamento di mercato per la Maula. Per quest’ultima si segnala un forte interesse della Gdo che però richiede quantitativi importanti per soddisfare le grandi esigenze del mercato.

-ha concluso Fini-

Il settore frutticolo ha bisogno di ricerca e innovazione, ma determinanti sono le risorse, spero che sia in Italia che in Ue i fondi stanziati tornino ai livelli del passato. L’accesso all’innovazione e il ricambio generazionale sono aspetti fortemente interconnessi e per invertire la tendenza sarà cruciale il ruolo delle OP.

Innovazione varietale, meccanizzazione e riduzione dei principi attivi nel settore frutticolo. Questi i temi principali discussi nell’ambito di “Innovazione in frutticoltura” l’iniziativa realizzata da Cia-Agricoltori Italiani insieme al Crea nella giornata inaugurale del Macfrut 2024. Il settore frutticolo ha vissuto una situazione estremamente complessa in questi ultimi anni a causa degli eventi climatici estremi, che hanno messo a dura prova la tenuta dei sistemi produttivi e per la diffusione di fitopatie sempre più difficili da contrastare. “L’innovazione è un tema sempre più centrale nell’agricoltura italiana alla luce della grande sfida che abbiamo di fronte, anche per ampliare gli spazi sui grandi mercati internazionali -ha esordito Cristiano Fini, presidente Cia-. La riduzione degli input chimici, in primis, rappresenta un contributo indispensabile alla sostenibilità economica e ambientale delle aziende”. Allo stesso tempo, per Fini è importante fare passi avanti anche nella meccanizzazione per ridurre l’impatto del costo della manodopera, che è molto più contenuto nei Paesi nostri competitor, offrendo loro un rilevante vantaggio rispetto ai prodotti Made in Italy.

In merito alla meccanizzazione, è intervenuto anche il dirigente del Crea, Alberto Assirelli, che ha ricordato come l’Italia sia all’avanguardia nella produzione di macchinari agricoli di precisione, ma purtroppo, li destina quasi tutti verso il mercato estero, soprattutto in Germania. Sull’innovazione varietale in frutticoltura, alcuni esperti del Crea hanno portato vari esempi sui recenti progressi fatti nei più importanti segmenti produttivi. Gianluca Baruzzi si è focalizzato sulla fragola, dichiarando che, ogni anno, 120 nuove varietà vengono immesse nel mercato. Particolare interesse riscuotono quelle che si concentrano sul miglioramento della consistenza e della conservabilità. E’ stata fatta assaggiare alla platea anche una varietà selezionata dal Crea, con particolari caratteristiche aromatiche. Di seguito, Mauro Bergamaschi ha portato il contributo sul lavoro dell’Istituto sul miglioramento genetico del melo e sulle ben 20 varietà introdotte di recente, tali da rendere sempre più croccante e succoso il frutto e pertanto più appetibile sul mercato. Altri caratteri oggetto di valutazione, sono la resistenza ai patogeni, la nuova colorazione della polpa e il calibro del frutto.

Sugli agrumi, Marco Caruso ha ricordato che possono necessari anche 20 anni per ottenere una nuova varietà ed evidenziato l’efficacia del fast track con il coinvolgimento diretto delle aziende agricole in OP per valutarne caratteristiche distintive di interesse, come nel caso dei mandarini rossi senza semi. Riccardo Velasco, infine, ha parlato dell’uva da tavola senza semi, dove fino a poco tempo non c’erano programmi di miglioramento genetico specifici nazionali e ha ripercorso le tappe del progetto Nuvaut – significativo esempio di collaborazione fra pubblico e privato- ponendo l’accento sui brillanti risultati conseguiti in termini di apprezzamento di mercato per la Maula. Per quest’ultima si segnala un forte interesse della Gdo che però richiede quantitativi importanti per soddisfare le grandi esigenze del mercato.

-ha concluso Fini-

Il settore frutticolo ha bisogno di ricerca e innovazione, ma determinanti sono le risorse, spero che sia in Italia che in Ue i fondi stanziati tornino ai livelli del passato. L’accesso all’innovazione e il ricambio generazionale sono aspetti fortemente interconnessi e per invertire la tendenza sarà cruciale il ruolo delle OP.

 

Fonte coldiretti.it