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L’INPS FOTOGRAFA LO STATO DI SALUTE DELL’ECONOMIA

Presenti i vertici del Patronato Inac-Cia alla presentazione del XXII Rapporto annuale dell’Istituto presso la Camera dei Deputati. La garanzia della protezione sociale necessita di inclusività delle donne e di una equa valorizzazione del lavoro femminile
Pensionati in aumento, cresce l’età media e si palesa la disparità di reddito tra uomini e donne. Nella più ampia cornice delle celebrazioni per i 125 anni dalla sua fondazione, l’Inps presenta il XXII rapporto annuale sullo stato di salute dell’economia italiana, quindi del lavoro e della previdenza sociale. La fotografia scattata dall’Istituto, numeri alla mano, è quella di un’Italia più attiva nel mondo del lavoro, ma ancora preda di grandi differenze, tra lavoratori ricchi e lavoratori più poveri, tra donne e uomini, tra Nord e Sud.

Dalla relazione illustrata alla platea dalla commissaria straordinaria Micaela Gelera, è emerso non solo che le donne, nonostante rappresentino il 52% dei pensionati, sono titolari di solo il 44% dell’importo totale. Ma anche che l’età media al pensionamento è cresciuta negli ultimi dieci anni. Un dato che non sorprende i vertici del Patronato Inac- Cia, attenti osservatori delle domande di pensionamento anticipato. Lampante il dato emerso su Opzione Donna: a gennaio 2023, le pensioni ottenute attraverso opzione donna erano circa il 16% di tutte le pensioni anticipate alle donne. Ne hanno beneficiato in 175.000 circa, con un assegno di quasi il 40% più basso della media, dovuto non solo al ricalcolo contributivo, ma anche ai minori anni di contribuzione e ai minori redditi di queste lavoratrici. La penalizzazione media derivante dal ricalcolo contributivo ha un trend decrescente che passa dal 23% del 2013 all’8% del 2022.

Proponiamo pertanto di seguito, l’estratto del capitolo riservato alle pensioni

Alla fine del 2022 i pensionati in Italia erano 16,1 milioni, un numero di poco superiore a quello del 2021, di cui 7,8 milioni uomini, e 8,3 milioni donne. L’importo complessivamente erogato è stato pari a 322 miliardi di euro. Le donne, nonostante rappresentino il 52% dei pensionati, sono titolari di solo il 44% dell’importo totale. Il 96% dei pensionati percepisce una pensione Inps, con un reddito mensile lordo medio pari a 1.687 euro; quello degli uomini è pari a 1.969 euro, risultando il 38% più alto di quello delle donne. Il restante 4% dei pensionati è titolare di rendite Inail o pensioni gestite da altri enti.

Nel 2022 le prestazioni pensionistiche previdenziali Inps hanno assorbito quasi il 92% della spesa pensionistica a carico dell’Istituto. Peso significativo hanno avuto i trattamenti di anzianità e anticipati che rappresentano oltre il 56% della spesa totale dell’Inps. La quota delle prestazioni assistenziali sul totale supera l’8% e si concentra prevalentemente nell’invalidità civile.

Il numero delle prestazioni pensionistiche previdenziali liquidate in corso d’anno si è ridotto del 3% per effetto del calo delle pensioni anticipate, scese del 9% per la conclusione di Quota 100. Le prestazioni pensionistiche assistenziali liquidate sono invece aumentate per il secondo anno consecutivo, come conseguenza della flessione del 2020 dovuta al blocco delle visite mediche per l’invalidità civile durante la pandemia.

La recente approvazione della legge delega sugli anziani e sulla disabilità vede l’Istituto come attore principale nell’attuazione di questa delicata materia che necessita di adeguarsi a prassi e normative ormai adottate a livello internazionale.

Il numero complessivo delle prestazioni erogate dall’Inps è rimasto sostanzialmente stabile, poco sotto i 21 milioni. L’importo medio mensile delle pensioni di anzianità e anticipate è di 1.915 euro, quello di vecchiaia è di 889 euro, mentre per le prestazioni assistenziali si scende a 470 euro.

Nel 2022 il 18% dei pensionati per vecchiaia o anzianità anticipata percepiva trattamenti che risultavano da contribuzione a fondi diversi. Una quota in crescita come conseguenza dei cambiamenti normativi introdotti a partire dal 2012 per favorire la ricostruzione ai fini pensionistici delle carriere lavorative e il cumulo dei versamenti effettuati presso due o più gestori.

L’età media al pensionamento è cresciuta negli ultimi anni. Quella degli uomini è passata da 62 del 2012 a 64,2 nel 2022, mentre quella delle donne da 61,3 a 64,7. Il superamento di quella degli uomini da parte di quella delle donne è legato alla diffusa discontinuità delle loro carriere che comporta ritardi nel raggiungimento dei requisiti contributivi per la pensione anticipata.

La differenza in reddito da pensione tra uomini e donne deriva per la maggior parte dal minor numero di anni di contribuzione di queste ultime: infatti, l’uscita dal mercato del lavoro delle donne avviene prevalentemente con la pensione di vecchiaia, mentre quella degli uomini con la pensione anticipata che, storicamente, registra un importo medio superiore, che nel 2022 è risultato pari a 2.043 euro per gli uomini, a fronte dei 1.660 euro delle donne, mentre quella di vecchiaia è stata pari rispettivamente a 1.112 euro e 752 euro.

 

Fonte quiidiritti.it