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A Curinga il prodigioso evento nel giorno della candelora del 1909

Sopra un rilievo ad ovest di Curinga, dominante quasi tutta la piana di Sant’ Eufemia, troneggia il Santuario del Carmine col suo alto campanile che richiama l’architettura normanna con luci ad arco acuto. Chi si ferma sulla terrazza antistante e volge lo sguardo all’incantevole panorama sulla fertile pianura e sul litorale del golfo (già Sinus Ipponiate), si troverà immerso al centro di un incantevole spettacolo naturale . Nei limpidi pomeriggi si ammirano, tramonti mozzafiato, con le isole Eolie incastonate in un mare bleu intenso. Le isole mostrano tutta la loro bellezza con lo Stromboli fumante dietro il quale il sole rosso fuoco, lentamente sparisce nella sua bocca. Su questo poggio nel 1662 si trasferirono i Padri Carmelitani dal Convento di S. Elia Vecchio, ormai in rovina, monastero che fu prima basiliano costruito nel IX sec, successivamente passato ai Carmelitani 1493.

Alla cura e alla devozione della chiesa della Madonna del Monte Carmelo, nasce la Confraternita omonima 1705 su concessione del Padre Generale dell’Ordine Carmelitano e col beneplacito dell’ allora Vescovo di Nicastro Monsignor Nicola Cirillo, che approvò la fondazione il 26 agosto dello stesso anno mentre la Chiesa era annessa al Convento di S. Elia. Tali notizie risultano dall’ Archivio Curiale di Nicastro. Dall’ archivio della Parrocchia risulta inoltre che la costruzione viene inizia nel 1629. Prima fu edificato il Convento e poi la Chiesa. Padre Domenico di Badolato riporta nel suo libro a pag 366: «Il Carmine apparteneva al Monastero di S. Elia della Provincia di Sicilia, fondato dai Carmelitani del Primo istituto nel 1472 e nel 1724 annesso alla provincia di Calabria per decreto di papa Benedetto XIII. Questo sorse prima nella montagna S. Elia, tra Curinga e S. Pietro, ove si scorgono dei preziosi avanzi e trasferito poi a Curinga esistette fino al 1809».

Attualmente ammiriamo l’interno di questo Santuario ad una sola navata, decori a stucco lucido e doratura a foglia, opera dell’architetto e pittore Agostino Guzzi da Miglierina. Vi figurano due affreschi di detto artista ed un quadro ad olio del pittore vibonese prof. Natale Pio Cesareo fu Giuseppe della scuola napoletana dell’800: il quadro rappresenta la purificazione al tempio, con la Madonna che consegna il Bambino Gesù a Simeone. L’opera è stata offerta dall’artista per voto in seguito ai fatti che avvennero Il 2 febbraio del lontano 1909 (Festa della Candelore).

Durante la Santa Messa celebrata dall’ Arciprete Currado un forte temporale accompagnato da vento, pioggia scrosciante, fulmini e saette si abbatté su Curinga e sul circondario (tempesta che solo chi vive a Curinga può immaginare). Improvvisamente, un fulmine attraverso il campanile entrò nella chiesa illuminata fiocamente dalle candele, una luce accecante ed un rumore assordante attraversarono la chiesa in un attimo, i presenti terrorizzati restarono sbigottiti e inermi di fronte ad un evento inaspettato e tanto violento. Molti si ritrovarono a terra tramortiti, altri si accorsero con sgomento di avere i vestiti o gli scialli bruciacchiati, rendendosi conto di essere stati sfiorati da un fulmine, il quale dopo aver percorso la Chiesa in lungo ed in largo, uscì dal muro lasciando solo un foro.

Attualmente nel punto dell’uscita del fulmine, è posta una mattonella in marmo che ricorda quella data. Cerchiamo di immaginare lo stato d’animo delle tante persone che miracolosamente rimasero illese, pur investite da una forza che avrebbe potuto, non solo provocare ingentissimi danni materiali, ma seminare morte tra i devoti. Il parapiglia, il terrore, lo stupore, si sciolsero in gratitudine verso la Santa Vergine del Carmelo, che volle salvare le persone riunite in quel tempio dedicato a Lei.

Dopo questi fatti prodigiosi, trascorsero 43 anni fino a quando, con Bolla Papale di Pio XII, (Parroco pro tempore Don Antonio Bonello, Priore della Confraternita Antonio Panzarella), la Chiesa dedicata alla Madonna del Carmine fu elevata a Santuario, era il 16 luglio 1951.

Sopra il portone principale si può ammirare un prezioso organo a canne del ‘700, azionato da un mantice fatto costruire dall’ allora Priore Vincenzo Lo Russo.

Dopo il disastroso terremoto del 1908, in occasione di una visita pastorale, vi officiò in detto Santuario il Cardinale Portanova.

Nel sottosuolo della Chiesa, costruita nel 1629, esiste un sepolcreto a coro, di indiscusso valore storico, dove venivano deposti i cadaveri dei Religiosi del Convento.

Questo sepolcreto si compone di tre camere circolari a volta, scavate in arenario molto compatto. Alle pareti sono addossati dei sedili (ricavati anche nell’arenario) con ganci alle spalle di chi sedeva. Nel centro del pavimento di ogni camera vi è un pozzetto di raccolta. I cadaveri venivano disposti seduti e agganciati alle spalle ed il pozzetto riceveva i resti del cadavere in disfacimento. Peristilio Romanico: Attaccato al Santuario della chiesa del Carmine esiste un peristilio a tre archi a tutto sesto, poggianti su fusti, il tutto è in pietra da taglio e basamento analogo con modanature Doriche.

Tale materiale con tutta probabilità provenire dal Monastero del Sant’Elia Vecchio. Il Portale in bronzo è di forte impatto emotivo dell’artista scultore Giuseppe Farina (chiamato nel gennaio   2012, a restaurare il Cristo Risorto nella sala Nervi in Vaticano). Inaugurato il 15 luglio 1981, ripercorre nelle immagini stilizzate, le drammatiche e alterne vicende storiche locali dell’esodo dei carmelitani dai loro insediamenti. Altre immagini ci raccontano la storia interiore di un popolo, dal profeta Elia al Cristo Crocefisso.

Cesare Natale Cesareo