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Stop al 4% dei terreni incolti condizionato a ulteriori impegni ambientali. Servono risposte forti a sostegno del settore, continuiamo a presidiare uffici a Bruxelles

Da Bruxelles non arriva una risposta forte alle richieste degli agricoltori, ma un “contentino” che lascia alquanto perplessi in merito a modalità e durata.

Così Cia-Agricoltori Italiani commenta la proposta appena arrivata dalla Commissione Ue. Secondo le prime valutazioni, infatti, si tratta di una deroga all’obbligo di mantenere il 4% di terreni incolti, ma limitata al 2024 e condizionata a ulteriori impegni ambientali, potendo accedere allo stop solo chi coltiva colture azoto-fissatrici (come lenticchie, piselli o fave) e/o colture intercalari sul 7% dei propri seminativi con, anche, il divieto di usare prodotti fitosanitari.

“Una proposta debole e insufficiente -dice il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini-. Quello che ci aspettiamo è invece un gesto autorevole e deciso a sostegno dell’agricoltura, già dal Consiglio Ue di domani, con lo stralcio “senza se e senza ma” dell’obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni destinati a seminativi.

Dobbiamo poter continuare a garantire la sicurezza alimentare e le politiche comunitarie devono supportare le nostre attività, non ostacolarle”.

“Cia continuerà a presidiare la situazione a Bruxelles, come già nei mesi scorsi, affinché l’Europa rimetta davvero al centro il settore primario -sottolinea Fini-.

Abbiamo già vinto alcune battaglie importanti in Parlamento, come il rigetto della proposta di regolamento Ue sui fitofarmaci e l’esclusione degli allevamenti bovini dalla direttiva sulle emissioni.

Ora proseguiamo il nostro impegno anche sulla revisione della Pac, che non deve essere punitiva ma incentivante, capace di orientare risorse sulla tutela del reddito delle imprese e non sulla rendita fondiaria, così come sull’accelerazione delle NGT, per colture resistenti ai patogeni e resilienti ai cambiamenti climatici, e infine sul regolamento imballaggi, tutelando il riciclo e mitigando le imposizioni sul riuso”. Adesso “non c’è più tempo da perdere -conclude il presidente di Cia-.

Bisogna lavorare uniti come agricoltori europei e mettere in campo nuove politiche degne di sostenere un settore strategico come il nostro”.